Oggi vi parlo di un vino che nasce in una delle regioni più piccole dell’Italia meridionale: La Basilicata. È l’Aglianico del Vulture (cugino dell’omonimo vino e vitigno campano) e solo qui, nella zona del Vulture, ha caratteristiche uniche. Alcune note geografiche: la Basilicata confina con la Campania, la Puglia e la Calabria. Il vitigno Aglianico ha origine nel territorio alle pendici di un vulcano preistorico spento da millenni, il Monte Vulture, che raggiunge i 1.326 metri sul livello del mare. Quest’area, particolarmente vocata alla viticoltura, si trova nella parte settentrionale della regione, in provincia di Potenza. Proprio qui, quaranta cantine lavorano circa 1.500 ettari di vigneti e producono ogni anno circa 2,5 milioni di bottiglie di Aglianico del Vulture DOC.
Così, tra le due antiche colate laviche ormai solidificate, in località Macarico, a 500 metri sul livello del mare, nel comune di Barile, solo un anno fa è nata l’azienda Quarta Generazione. “Quarta Generazione “ che ha il volto e l’anima di Giovanna Paternoster. Ma “Quarta Generazione” è anche il nome di un vino – l’Aglianico del Vulture Doc, ovviamente – che voglio descrivere ora. È il primo vino prodotto, con la sua prima annata, appena 2013, appena immessa sul mercato.
Perché vino e cantina hanno lo stesso nome? Perché questa scelta? Lo spiega Giovanna, 31 anni, giovane discendente di una famiglia che ha fatto la storia dell’Aglianico in Basilicata:
“Fourth Generation rappresenta l’evoluzione e l’arricchimento della storia della mia famiglia attraverso il mio modo di vivere la vita, errante e allo stesso tempo fortemente ancorato alle sue radici.”
Per questi motivi nel Vulture si respira aria nuova. Giovanna, laureata in scienze della comunicazione e del marketing, vive tra Berlino, Milano e la cittadina di Barile. Raccoglie in sé l’eredità di tre generazioni nel mondo del vino. La passione di Giovanna è nata con il nonno Giuseppe (seconda generazione familiare) ed è proseguita e si è rafforzata con il padre, Sergio Paternoster, enologo.
Attualmente, Giovanna fa conoscere meglio, raccontare, presentare – in sintesi – “comunicare” al meglio il suo vino unico, al momento, in tutto il mondo. Il vino Aglianico nasce da tre ettari di vigneto, come le tre generazioni che l’hanno preceduta: tutto ciò è dovuto, secondo Giovanna, al frutto di una profonda conoscenza del territorio e di una scrupolosa selezione delle uve che poi danno origine al vino. “Quarta Generazione” produce vini biologici.
Tutti i dettagli del lavoro in cantina sono interpretati alla perfezione. Questo si riflette nella tenacia, nel dinamismo e nella caparbietà di Giovoanna Paternoster. Ad esempio, l’etichetta della bottiglia è molto chiara e pulita: la scrittura manuale della parola “Quarta” richiama la lunga storia e tradizione del vino che continua in una giovane realtà enologica. Non c’è un emblema perché solo il vino è protagonista. Su uno sfondo bianco campeggia una goccia di rosso acquerellato, simbolo della forte personalità dell’Aglianico, immediatamente riconoscibile al primo sorso: è un pennello morbido che porta con sé tutte le sfumature tipiche del vitigno. L’etichetta retrò racconta invece il territorio nel cuore del Sud Italia.
Le mie note di degustazione. Ho avuto il piacere e l’onore di degustare il vino insieme al giovane produttore. Il vino nel bicchiere si presenta con un bel colore rosso rubino, impenetrabile alla luce. All’olfatto l’annata 2013 rivela equilibrio e vivacità: caratteristico bouquet ampio, confettura di more, frutti di bosco, arancia rossa, liquirizia, spezie officinali. Il sorso è leggero (non opulento), fine, armonioso, elegante. Apprezzo i tannini setosi e ben lavorati. Ma questo vino non è un Aglianico del Vulture “seduto”, al contrario è particolarmente scattante e flessuoso. Bella idea: è sicuramente un vino rosso importante che può essere bevuto la sera, davanti a un caldo camino. Un bel vino rosso “intimista”, perfettamente abbinato al territorio.
Questo vino rappresenta l’essenza dei terroir vulcanici e minerali. È un rosso di lunga durata che può durare nel tempo, anche 15-20 anni.
Alcuni dati tecnici: La prima fermentazione avviene in piccoli serbatoi a temperatura controllata. Quindi effettuare il delestage e la macerazione che consente una migliore estrazione delle sostanze solubili. La seconda fermentazione avviene in legno e poi il vino rimane per 12 mesi nelle stesse botti e si affina sulle fecce nobili per ammorbidire il bouquet. Quindi passa all’imbottigliamento e a un ulteriore affinamento in vetro per 6 mesi. Passano quindi tre anni dalla vendemmia prima che il vino venga messo in vendita. Solo 20.000 bottiglie prodotte.
Prezzo al dettaglio: € 20 – $ 26; La mia valutazione: 92/100