Puro, genuino, nudo nella sua essenza. “Sergio è il Nero d’Avola così come dovrebbe essere” nella concezione del barone Giovanni Sergio: senza alcun apporto del legno. Questo vino rosso così tipico della Sicilia ha origine dal vitigno autoctono per eccellenza dell’isola: il Nero d’Avola. L’azienda Barone Sergio si trova proprio nel cuore della sua area tipica di coltivazione: il Sud-Est della Sicilia, nella provincia di Siracusa. I terreni vitati si trovano in due contrade: Le Mandrie e Gaudioso. E’ questo il territorio della Eloro Doc, una delle meno note dell’isola.
La figura centrale, di grande spessore culturale, è Giovanni Sergio, avvocato messinese e vero barone con tanto di titolo nobiliare. Vi chiederete: perché un messinese ha deciso di coltivare l’uva a oltre 250 km da Messina, la propria città natale, che si trova nella punta Nord della Trinacria? E’ una storia che merita di essere raccontata per intero.
Tutto comincia nella seconda metà del Settecento, dalla decisione di un trisavolo della famiglia Sergio, Michele Mastrogiovanni Tasca da Mistretta, di trasferire le sue mandrie dal Nord dell’isola (Mistretta è a Nord, in provincia di Messina) fino a Pachino (in provincia di Siracusa) dove acquista un grande appezzamento di terre.
Dopo passaggi ereditari e divisione dei possedimenti, il Barone Luigi Sergio, bisnonno dell’attuale titolare, decide di avviare le prime coltivazioni intensive. L’ulteriore svolta avviene con Luigi, padre dell’attuale titolare, a cui si deve la ristrutturazione dei 130 ettari della proprietà attuale. Nel 1993 Giovanni Sergio assume la guida dell’azienda, subentrando al padre, scomparso quattro anni dopo. Fra i numerosi lavori di ristrutturazione eseguiti, c’è anche il restauro dell’antico baglio, mantenendo intatte le caratteristiche originali. Pensate che nella cantina storica si trovano ancora le grandi vasche di cemento.
Nel 2004 la virata decisiva: l’avvocato Sergio decide di non conferire più le proprie uve ad un’altra importante azienda della zona e di vinificare in proprio con l’ausilio dell’enologo Giovanni Rizzo (da Pantelleria) e del professor Lucio Brancadoro, agronomo dell’Università di Milano. La produzione delle uve è limitata in 50 quintali per ettaro. I trenta ettari di vigneto sono allevati a spalliera con potatura a cordone speronato.
Quella del Barone Sergio è oggi un’azienda a conduzione familiare nella quale tutti i componenti remano nella stessa direzione. Prezioso l’apporto e il sostegno della moglie Caterina e delle due figlie Angela e Luigia che si occupano della parte amministrativa, del commerciale e della comunicazione a tutti i livelli.
Ed eccoci al vino: si chiama Sergio (come il titolare), annata 2010, ed è un Nero d’Avola, Eloro DOC.
Il corredo aromatico è un caleidoscopio di sensazioni che fanno intuire quali siano realmente le potenzialità del vitigno Nero d’Avola. Tante sfumature, ma nessuna prevale: è balsamico, ricco, intenso, con sentori di frutta rossa in confettura come la ciliegia, di spezie come il pepe nero e il rosmarino. Ma sono presenti anche tinte più evolute, dai chicchi di caffè al tabacco da pipa. Il gusto è intenso dai tannini fini, ben amalgamati, morbido e di lunga gittata. Si capisce che l’uva è stata trattata coi guanti per ottenere un vino di pura nobiltà.
Vi consiglio di berlo con arrosti e formaggi stagionati (vedi: Caciocavallo Ragusano). Eccellente il rapporto qualità/prezzo.
Note tecniche: un anno in affinamento in acciaio e poi tanta permanenza in bottiglia per un totale di almeno cinque anni prima di uscire in commercio.
Prezzo: € 10 – $ 10,5 – La mia valutazione: 89/100