Eleganza, aromaticità, notevole componente minerale. Sono queste le tre qualità degli spumanti Metodo Classico del Trentodoc prodotti dalle 45 aziende che aderiscono all’Istituto del Trento Doc. Non era per nulla scontato che dovesse essere così, ma la gente trentina è precisa, rigorosa, lungimirante e i produttori di vino lo sono ancora di più.
La storia di questa precisa tipologia di spumanti, rigorosamente Metodo Classico, comincia da un autentico pioniere: è Giulio Ferrari, un giovane enologo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Nato nel 1879, è lui che, durante i suoi viaggi studio in Francia, ai primi del Novecento, ebbe la grande intuizione, individuando una certa somiglianza fra la Champagne e il Trentino. Gli venne così la brillante idea: perché non provare a produrre uno spumante trentino? Nasce così lo spumante Trentodoc Metodo Classico che nel 1993 ottiene il riconoscimento ufficiale della DOC (Denominazione di Origine Controllata).
Nel 2007 è stato creato il marchio collettivo territoriale Trentodoc (Trentodoc tutto unito in una sola parola) gestito dalla Camera di Commercio di Trento.
Trentodoc è uno spumante pregiato per le sue caratteristiche territoriali, per la varietà del clima e perché i vigneti di maggiore qualità si trovano anche a 800 metri di altitudine, sulle pendici delle Dolomiti, le montagne trentine. Tutto questo mix fa sì che i Trentodoc, cioé gli spumanti di montagna siano tra i migliori spumanti italiani.
La produzione complessiva di spumanti Trentodoc ammonta a circa 9 milioni di bottiglie. La qualità è garantita perché il disciplinare prevede almeno 15 mesi di permanenza del vino sui lieviti (36 mesi per la tipologia Riserva) in bottiglia prima della sboccatura. Ma la maggior parte dei vignaioli trentini non si accontenta e va oltre. Ricordiamo stupendi e fulgidi esempi di Trentodoc che vantano anche 10 anni di permanenza sui lieviti in bottiglia.
Fra le ottime cantine produttrici di spumanti Trentodoc, solo alcuni nomi: Ferrari fratelli Lunelli, Letrari, Endrizzi, Maso Martis, Maso Poli, Abate Nero, Altemasi, Balter, Bellaveder, Monfort, Cesarini Sforza, Moser, Rotari, Zeni.
Potrete degustare tutte le migliori bottiglie di Trentodoc nello storico Palazzo Roccabruna, nel centro di Trento.
Abbiamo proprio qui, su TWR, recensito il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2002, dedicato dalla Cantina Ferrari Lunelli all’enologo che ha inventato il Metodo Classico delle bollicine trentine.
Sono solo quattro i vitigni, in Trentino, che possono essere coltivati per diventare Trentodoc, ma Chardonnay e Pinot nero sono quelli principali perché le condizioni climatiche trentine li favoriscono appieno. Quando si parla di Trentodoc metodo classico, lo Chardonnay ha il ruolo del protagonista. È un vitigno che in Trentino ha trovato l’ambiente ideale e conferisce al Trentodoc struttura, longevità e carica aromatica importante.
Il Pinot nero, vitigno antico che si è adattato alle condizioni climatiche del Trentino, dona agli spumanti eleganza, finezza, struttura e corposità.
Alcuni vignaioli vinificano anche il Pinot bianco e il Pinot meunier, uve che apportano ancora maggiore finezza e aromaticità agli spumanti finali.
La vinificazione trentina è sempre stata legata al sistema della pergola trentina che rimane, ancora oggi, il metodo di allevamento della vite più diffuso. Ma negli ultimi anni, proprio per le uve destinate alle “basi” per gli spumanti, si preferisce coltivare i vigneti con i sistemi a Guyot o a cordone speronato.