Il Barolo di Renato Ratti è una grande storia di famiglia tra territorio e tradizione segnata da una scelta coraggiosa e innovativa. Il fondatore dell’azienda, Renato Ratti, è conosciuto come il “Grande innovatore del Barolo”. Studia enologia ad Alba (Cuneo), poi emigra in Brasile dove si occupa della produzione di spumanti e del Vermouth Cinzano. Tornato in Piemonte, nel 1965, acquista il suo primo vigneto nella zona di Marcenasco, sotto l’antica Abbazia dell’Annunziata, a La Morra: proprio qui crea il suo primo cru di Barolo Marcenasco nato da un unico vigneto.
Quattro anni dopo, con il supporto del nipote, l’enologo Massimo Martinelli, c’è la prima innovazione nel processo di vinificazione, maturazione e invecchiamento del Barolo: si accorciano i tempi di fermentazione e macerazione e si riduce anche l’affinamento in botte di rovere a due anni. Il vino prosegue poi con un lungo affinamento in bottiglia, fondamentale per l’evoluzione del Barolo.
Negli anni ’80 Renato Ratti è stato anche presidente del Consorzio del Barolo e ha scritto molti libri sui vini piemontesi. Non era solo un enologo e un produttore, ma anche uno scrittore, uno storico e un comunicatore del vino. Alla sua morte, nel 1988, il figlio Pietro, appena diplomato alla Scuola Enologica di Alba, assume la direzione dell’azienda. L’obiettivo principale del giovane Pietro è quello di continuare l’opera di innovazione del Barolo iniziata dal padre, massimizzando le competenze uniche delle diverse sottozone del Barolo.
Il pensiero di Renato Ratti sull’innovazione è facilmente comprensibile da questa frase:
“I tre concetti del nuovo stile Barolo sono: il pedigree d’origine di una determinata sottozona e la sua delimitazione, la classificazione delle caratteristiche relative alle diverse annate e il processo di affinamento in bottiglia per propiziare e mantenere distinzione, morbidezza, eleganza e longevità nel vino finale”.
Bene! È giusto che ora Pietro Ratti continui il suo lavoro nel mondo del vino, seguendo perfettamente il percorso del padre.
Degustazione di vini. Tra i tanti diversi ed eccellenti Cru del Barolo DOCG di Renato Ratti, ho assaggiato con gioia ed emozione il “Rocche dell’Annunziata” annata 2012 che si è vestito di un bel colore rosso granato. Di questo vino mi è piaciuto il bouquet esplosivo e croccante, ben amalgamato, fresco di fiori di rosa, fruttato di più, liquirizia, menta, ginepro, il tutto caratterizzato da un grande senso balsamico che accompagna bene il sorso: la bocca è decisamente lunga, fine, morbida, austera ma non ruvida, tannini fini, anzi avvolgenti: poi torna la scia balsamica. In definitiva, si tratta di un Barolo dal sapore intenso e pieno. È un vino giovane ma si può bere con soddisfazione anche tra 20-30 anni.
Alcuni dati tecnici: da uve Nebbiolo raccolte nella sottozona Rocche dell’Annunziata (La Morra). Prima annata di produzione: 1971. Vinificazione: fermentazione a temperatura controllata di 30°C, poi 7 giorni di macerazione, fermentazione malolattica in legno. Invecchiamento: primo anno in barrique di rovere francese e secondo anno in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri. Altri due anni di permanenza in bottiglia per dare più morbidezza ed eleganza al vino.
Prezzo al dettaglio: € 70 – $ 82 – La mia valutazione: 95/100