E’ notizia già nota agli amanti del vino: l’Italia è un Paese ricco di vitigni autoctoni e di vini che da essi derivano. Uno dei vitigni rossi più caratteristici, specialmente nelle regioni del Centro Italia, è il Montepulciano. Ma non esiste un solo tipo di Montepulciano. Ci sono il Montepulciano d’Abruzzo, vera e propria Doc, e il Montepulciano delle Marche che dà origine ai vini rossi del Conero che è un piccolo monte di 572 metri di altitudine vicino la città di Ancona, il capoluogo della regione. Voglio parlarvi oggi proprio del Rosso Conero.
Rosso Conero è considerato in un certo senso l’alter ego a bacca scura del più famoso vino delle Marche, il bianco Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Il Montepulciano delle Marche dà vita a vini completamente diversi dal Montepulciano del vicino Abruzzo. A fare la differenza sono il territorio, il tipo di suolo, il microclima, i viticoltori che lavorano le viti. Dalle uve Montepulciano coltivate sui lievi colli che circondano il Parco del Monte Conero nascono due tipologie di vini: una più immediata e di pronta bevibilità, Rosso Conero Doc; l’altra più elegante che confida nell’affinamento e nell’invecchiamento, Conero Riserva DOCG. Sono perciò due facce della stessa medaglia, due possibilità diverse di lavorare sullo stesso vitigno, il Montepulciano,che mi hanno favorevolmente impressionato. Anche se il disciplinare consente l’utilizzo come minimo per l’85% di uve Montepulciano, la maggioranza dei produttori sceglie di fare vini da Montepulciano in purezza. Una scelta che per me è la migliore! Perciò mi piace molto definire il Rosso Conero un “Montepulciano di mare”, assai differente e diverso dal suo “cugino abruzzese”. Infatti, è tutto un altro vino. A proposito del clima, questo è caratterizzato da brezze marine mentre il tipo di terreno è calcareo, povero, ma di grande struttura: sono gli elementi fondamentali che portano il vitigno Montepulciano ad esprimersi poi nel vino del Conero con una tipicità unica ed irripetibile altrove.
La denominazione del Rosso Conero e della Docg consiste di oltre 350 ettari vitati e più di 13 mila ettolitri di vino imbottigliati tra Rosso e Riserva: in totale 1.300.000 bottiglie prodotte. Sono 54 i viticoltori dell’area Conero.
Ma come ho trovato queste due tipologie di vino all’assaggio? Volendo paragonare il vino ad un atleta, il Conero Riserva DOCG è come un mezzofondista: non si concede subito, si deve far respirare, ma poi si distende alla distanza, esprimendosi al meglio con profumi ancora freschi nelle annate più giovani e poi con aromi più evoluti in quelle più longeve. La buona tecnica in vigna e in cantina dei viticoltori consente di non calcare troppo la mano con l’utilizzo di legni nuovi: il risultato è una corrispondenza vino-vitigno integra favorita dalla freschezza del Montepulciano del Conero. Ecco perché anche dopo 20-25 anni si possono assaggiare Conero Riserva di grande bevibilità.
Discorso totalmente diverso per i Rosso Conero Doc, dai sentori più immediati e semplici di frutti e fiori rossi, che di solito non vedono legno (preferite le vinificazioni in acciaio o cemento) e che – grazie a tannini non bruschi – diventano un buon abbinamento con i piatti di mare. Il classico “rosso da pesce”! E allora il Rosso Conero Doc è uno sprinter: parte e arriva in pochi secondi.
Aziende vinicole eccellenti per il Rosso Conero sono Fattoria Le Terrazze, Moroder, Garofoli, Umani Ronchi, Moncaro, La Calcinara, Angeli di Varano.