Ho conosciuto Chiara Lungarotti in occasione di alcune interviste, quando era presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino. Non è nemmeno una nomina di questo tipo, ma quel ruolo le ha dato filo da torcere. Le cantine Lungarotti (di cui Chiara è l’amministratore delegato) sono un esempio lampante di come dovrebbe essere gestita l’ospitalità degli enoturisti e di tutti i tipi di visitatori. Come si fa? Dimostrare disponibilità, professionalità, passione, capacità di raccontare la propria storia.
Posso sicuramente affermare questo concetto: il cuore dell’Umbria batte davvero nelle terre e nei vini di questa azienda fondata dal padre di Chiara, Giorgio Lungarotti, nel 1962. Con la moglie, Maria Grazia Marchetti, grande donna di cultura, Giorgio ha fondato a Torgiano anche il Museo del Vino e il Museo dell’Olivo e dell’Olio e nel 1987 la Fondazione Lungarotti, con l’obiettivo di valorizzare la cultura e la tradizione dell’agricoltura regionale (e non solo).
Laureata in agraria, con specializzazione in viticoltura, il motto di Chiara è: “Mantenere, continuare, espandere, ma rimanendo fedele alla nostra amata regione: L’Umbria”.
L’Umbria è il “cuore verde d’Italia”: si trova al centro della Penisola ed è facilmente raggiungibile da Roma e Firenze. Chiara Lungarotti è la prima donna del vino italiano nella classifica “Top 10 women in Italian wine” stilata da Tom Bruce Gardyne e pubblicata sul sito della rivista londinese The Drinks Business. Attualmente, il trio di donne alla guida del “Mondo Lungarotti” è completato egregiamente da Teresa Severini, sorella di Chiara: è una delle prime donne enologhe in Italia e l’enologa di tutti i vini Lungarotti.
Lungarotti possiede due cantine nei territori storici della viticoltura umbra: a Torgiano e a Montefalco, dove l’azienda produce Sagrantino. Quest’ultima è una cantina completamente biologica.
Ma ora voglio parlare del Torgiano Rubesco Vigna Monticchio Riserva DOCG, il vino storico e più importante del marchio dell’azienda, nonché uno dei vini rossi italiani più apprezzati in Italia e all’estero. L’ho assaggiato diverse volte, da molti anni, e l’ho sempre trovato straordinario. Qual è la sua qualità principale? Il Rubesco Vigna Monticchio Riserva riesce a mantenere il massimo livello in tutte le annate. In breve: è un vino che non delude mai!
Vino nato dai vigneti di Sangiovese coltivati sulla collina di Brufa, a Torgiano (14 chilometri a sud di Perugia, capoluogo dell’Umbria): Vigna Monticchio si trova su terreni argillosi misti a strati sabbiosi, a circa 300 metri sul livello del mare. Solo 12 dei 15 ettari del vigneto sono utilizzati per la produzione del Rubesco Vigna Monticchio Riserva.
La mia nota di degustazione. Rubesco Riserva Vigna Monticchio Torgiano DOCG annata 2012.
Emerge la freschezza dei frutti rossi come la mora, poi il floreale della violetta e la nota affumicata. E ancora leggere sfumature di tabacco, caffè, pepe nero e spezie dolci si apprezzano su un chiaro sfondo balsamico. Il gusto è fresco, fruttato, ricco, muscoloso ed elegante allo stesso tempo, con tannini fini e una piacevole nota affumicata nel lungo finale del sorso. Le sue qualità possono essere riassunte in tre aggettivi: complessità, intensità, morbidezza. È un vino “Riserva” che – a mio avviso – deve essere sempre “schierato ” nel Top Team dei rossi italiani più emozionanti. Si può bere anche tra 10-20 anni.
Alcuni dati tecnici. Vinificazione: fermentazione in acciaio con macerazione sulle bucce per 25-28 giorni; affinamento in botti di rovere e barrique per circa 12 mesi e poi 5 anni in bottiglia. Sarà sul mercato dopo 6 anni dalla raccolta. Pertanto, lo troverete in vendita dalla seconda metà del 2018.
Prezzo al dettaglio: € 30 – $ 36. Il mio voto 95/100
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