Vi parlo oggi di un autentico vigneto urbano e del suo vino più buono e prestigioso: è il Fiorano Rosso della Tenuta di Fiorano, un’azienda agricola che si trova all’interno del territorio comunale di Roma, nel parco naturale dell’Appia Antica, a pochi chilometri in linea d’aria dall’aeroporto di Ciampino. Sembra incredibile: la grande proprietà, vasta 200 ettari, di cui solo 6 ettari vitati, è come se fosse collocata in un luogo da sogno, completamente staccato dalla realtà e dal caos della Capitale.
Proprietario è il principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, discendente di papi e persona squisita. Quarti di nobiltà in abbondanza, ma grande affabilità e disponibilità con gli ospiti,. Alessandrojacopo ha respirato aria buona di vini e vigneti fin da bambino.
L’azienda ha il suo punto di forza nella tipologia del terreno che nasce dalla colata del vulcano laziale, la pozzolana che si espande per uno strato di 10 centimetri. E’ un suolo ricco di minerali e polveri di eruzione che conferisce a tutti i vini della tenuta una sapidità caratteristica.. Qui si pratica da sempre l’agricoltura biologica anche perché ci sono le condizioni ideali.
La figura chiave della Tenuta di Fiorano è stato il principe Alberico Boncompagni Ludovisi, cugino di Paolo, il padre di Alessandrojacopo. Negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso fu proprio Alberico a piantare in questa tenuta i vitigni Cabernet Sauvignon, Merlot, Sémillon (sconosciuto all’epoca in Italia) e l’autoctono Malvasia di Candia.
La produzione dei vini rossi si è orientata fin da subito sui vini di “taglio Bordolese“, facendo così di Tenuta di Fiorano un’antesignana del genere in Italia. Quando nel 1998 Alberico, decise di ritirasi, forse stanco e deluso, fece espiantare quasi tutto il vigneto senza dare spiegazioni. A raccogliere il testimone del suo lavoro, occupandosi della tenuta, furono il cugino Paolo e il figlio di questi, Alessandrojacopo, sempre guidati da Alberico, che nel frattempo, per problemi di salute, si era ritirato nella sua residenza del centro di Roma. Nell’impianto delle nuove viti per i bianchi, Alberico disse di puntare sul Grechetto (al posto della Malvasia di Candia) e sul Viognier (al posto del Semillon). Poi Alberico morì nel 2005. Ma oggi noi puntiamo (e vinciamo) sul rosso: il vino che ci è piaciuto di più è il Fiorano Rosso 2010.
Fiorano Rosso 2010
Cabernet Sauvignon 65% Merlot 35%
Rosso rubino fitto scuro. Note pepate e balsamiche di liquirizia. Frutti scuri in confettura come mirtillo e visciola ricamati su un bel tessuto di spezie aromatiche. Gusto intenso e molto fresco in cui ben si apprezza il frutto e la componente più morbida del Merlot. Tannini vivi e intensi. Finale di amarena in confettura. Quello che colpisce è la piacevolissima concentrazione del frutto. Questo è un vino di grande longevità che si può bere anche dopo molti anni da oggi. Solo 5.000 bottiglie prodotte.
Altri dati tecnici: le uve vengono vinificate insieme, non si opera un taglio in cantina. Matura per 30 mesi anni in botti di rovere di Slavonia da 10 ettolitri. Seguono almeno altri due anni di affinamento in bottiglia prima della vendita. L’azienda produce complessivamente 20.000 bottiglie.
Altre ottime annate: 2011, 2009, 2008, 2006, 1988, 1986
Prezzo: € 43 – $ 45 – La mia valutazione: 93/100