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Sassicaia, dalla Tenuta San Guido le otto annate meno conosciute ma più sorprendenti

diUmberto Gambino

26 Maggio 2017
Bolgheri Sassicaia 2005

Ci sono vini che vanno bevuti almeno una volta nella vita. Uno di questi è sicuramente Sassicaia, un’autentica icona del Made in Italy nel mondo, come la Ferrari o alcuni marchi di moda. Così, ogni volta che trovo in calendario una degustazione del “vino delle rocce”, cerco di non farmi sfuggire l’occasione per nessuna ragione al mondo.

La mia curiosità si è accesa quando ho letto che Vinitaly aveva in programma una verticale delle “otto annate meno conosciute” dei vini prodotti dalla Tenuta San Guido a Capanne, nella pittoresca Bolgheri cantata da Giosuè Carducci. A quel punto mi sono decisa e mi sono iscritta per partecipare. Ma come si fa a “dimenticare” le annate? Forse perché all’epoca in cui uscirono sul mercato (tranne l’ultimo, il 2014, imbottigliato pochi mesi prima) non furono considerati con il dovuto rispetto dalla critica. Oggi, però, dopo anni, queste otto Sassicaia sono tutte forti, snelle e convincenti.

L’eccezionale degustazione è stata condotta da Ian D’Agata, Direttore Scientifico di Vinitaly International, coadiuvato da Priscilla Incisa della Rocchetta, la giovane marchesa, proprietaria della Tenuta San Guido, che ha ripreso il cammino del padre. Nicolò che a sua volta aveva continuato l’opera del proprio padre, Mario, cioè il nonno di Priscilla. Fondamentale l’apporto del direttore tecnico Carlo Paoli, autentica memoria vivente delle annate del Sassicaia, un vino reso grande (è bene ricordarlo) dal lavoro e dalle intuizioni del grande enologo Giacomo Tachis, recentemente scomparso.

Dal 1948 al 1967, il Sassicaia rimarrà un vino bevuto solo dalla famiglia Incisa della Rocchetta e dagli amici più cari. Dopo tutto, il vino è convivialità, anche in ambienti aristocratici.

Grazie al contributo di Tachis, il vino uscì sul mercato nel 1968, prima annata ufficiale ad essere commercializzata. Poi, anno dopo anno, si è rivelato un successo continuo: è nato il taglio bordolese made in Maremma e il primo “supertuscan” che ha aperto la strada a tutti gli altri (la maggior parte dei quali nel Bolgherese).

Otto annate da ricordare: la degustazione

Attenzione, amici: tutti i Sassicaia sono composti per l’85% da Cabernet Sauvignon e per il 15% da Cabernet Franc.

 

 

1992
“Annata molto difficile. Il vino è stato affinato solo per il 60% in legno nuovo”, spiega Carlo Paoli. Di colore granato con bordo arancione, il vino è perfettamente pulito e fresco. L’aroma è un bel mix di spezie, chiodi di garofano, cassis, corteccia di liquirizia. Non mancano le note più evolute (l’annata ha quasi 25 anni) di tabacco dolce, caffè, sottobosco e un accenno di fumo. Al gusto è profondo, morbido, senza spigoli, con tannini setosi e assolutamente perfetti e lunga persistenza. Una scia di spezie indiane nel finale. Il corpo è un po’ difettoso, ma è perdonabile per un vino così vecchio. Va giù molto bene. Un vino “femminile” e soave, secondo me. Il mio giudizio: 90/100

1994
Granato con bordo arancione. Caratterizzato da una primavera piovosa. L’aroma ricorda il lato più delicato e vegetale del Cabernet franc, direttamente dalla nobile Toscana. È terroso, quasi animale, scuro con inchiostro, cuoio, tabacco dolce e rabarbaro, un balsamico denso e fine. Il gusto molto fresco denota una grande e nervosa acidità, sapida, dinamica, equilibrata. Un sorso vi costringe a prenderne un altro. È persistente, con tannini molto fini. Un Sassicaia hard rock, quasi heavy metal, che provoca piacevoli vibrazioni. La mia valutazione: 92/100

2002
Granato e brillante. Presenta un bouquet sempre diverso che si evolve gradualmente da sfumature balsamiche a sentori di spezie aromatiche e molto pepate. Ci sono capperi, grafite, cedro del Libano, spezie orientali. Piccole note di tabacco e cuoio. Verticale: notevole morbidezza, è vivace, progressivo, anche se il tannino è leggermente “spigoloso”. Non è un vino robusto. La mia valutazione: 89/100

2005
Una buona annata, molto calda, non proprio da dimenticare. Al contrario, gli americani sembrano apprezzarlo molto. Rosso granato. Al naso è molto speziato, fine, con la giusta dose di pepe, vaso di frutta rossa, chicchi di caffè, tabacco dolce. È ricoperto da diversi aromi dolci e piacevoli. Un gusto molto rotondo, quasi dolce, e un finale che esalta ancora una volta la marmellata di lamponi. Ogni sorso è molto concentrato e viaggia su tannini perfetti. Vino fresco con tannini morbidi. È ancora molto giovane e ha una lunga strada da percorrere, forse ancora 20-30 anni. La mia valutazione: 92/100

2007
“Un’altra buona annata e un’annata soddisfacente”, afferma Paoli. Si apre con note di macchia mediterranea, seguite da marmellata di marasche con pepe nero maculato, violetta e un leggero fondo balsamico. L’impronta del Cabernet Franc si avverte nel profumo di lampone. Gusto intenso ed equilibrato. È fresco, sapido, morbido, con tannini perfetti. Berla è un vero piacere per il palato. Lungo e corretto, leggero, equilibrato. Perfetto e “ipnotico”. Per me è il migliore! La mia valutazione: 95/100

2008
Rosso granato, brillante. Ha sentori di macchia mediterranea, fiori di violetta, margherite, rose, cacao, caffè, poi spezie come chiodi di garofano, rosmarino, ginepro e persino un pizzico di ribes rosso. Scorre morbido e scorrevole, con tannini presenti ma ben levigati. Lungo, progressivo, molto fresco e perfettamente equilibrato. La mia valutazione: 92/100

2010
Rosso granato denso nel bicchiere. È ancora molto fresco, con note di frutta rossa e viola, un mix di pepe, melone, balsamico con note di liquirizia e mentolo. Il gusto è morbido e avvolgente, sapido, progressivo, e presenta un ottimo finale con tannini levigati. Il più concentrato e ricco di frutta, a mio parere. Piacevole e persistente. La mia valutazione: 94/100

2014
“È stata un’annata sofferta, con poco sole e troppa pioggia”. Rosso granato con bordo smussato nel bicchiere. Sicuramente il più giovane, un nuovo arrivato nel mondo dell’enologia. Ci sono mirtilli, frutti di bosco, viola, pepe rosa, note di legno, muschio e il solito lampone. Fresco, aspro, concentrato, piacevole. Tannini provati e veri. È lungo, quasi equilibrato. Solo un mese dall’imbottigliamento. Tra 4-5 anni sarà al top. È un investimento sicuro per il futuro, ma è anche il “Sassicaia Rap” per eccellenza! Il mio voto: 91/100

Questa è la mia classifica personale in ordine di gradimento: 2007, 2010, 1994, 2008, 2005, 2014, 1992, 2002

www.tenutasanguido.com

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diUmberto Gambino

Professional journalist and sommelier, from an early age I breathed the scents of the vineyard and tasted the wine in my grandfather's cellar, in Sicily. The multiple life and work experiences brought me first to Liguria, then to the capital. Roman by adoption, but always Sicilian at heart, I am always fascinated by the beauties of our Italy, between territories to explore and typical food and wine.